i need a hero

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CAT_IMG Posted on 28/6/2011, 19:26
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DELILAH MIA WOOD
and it hurts remembering how it felt to shut down
Era ormai sera e Delilah era stanchissima, salì nel suo dormitorio e si coricò sul letto. "Dio, che giornata stressante" pensò, infatti era stata molto dura oggi: si è alzata presto per seguire le lezioni, appena c'era un minimo di pausa le veniva chiesto ogni sorta di favore e lei, buona com'era, accettava, così ha percorso le scale decine e decine di volte. Poi le venne chiesto da una sua amica se nel pomeriggio voleva farsi una corsetta, lei pensava fosse una buona idea e corsero per un'ora circa. Tornate dentro, lei volle aiutare una ragazza a sistemare le sue cose e infine, dopo essersi fatta le scale dall'ufficio della preside all'atrio per circa cinque volte, poté sdraiarsi sul suo letto stanca morta. Inoltre, aggiungendo il fatto che aveva mangiato pochissimo a pranzo, si può capire che avesse moltissima fame, sentiva chiaramente lo stomaco brontolare. Rimase qualche altro minuto sul letto, poi si diede una sistemata e scese giù a mensa per la cena. La grande sala stava iniziando a riempirsi e lei entrò dietro a una banda di ragazzi del centro sociale e si sedette in uno dei tavoli dove vedeva più persone che lei conosceva per chiaccherare un po', magari poi si sarebbe alzata e sarebbe andata a prendere qualcosa.

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per la simo.
 
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zimona´
CAT_IMG Posted on 29/6/2011, 01:05




CATHLEEN EILEEN O'FLYNN
spesso ci sono più cose naufragate in fondo a un'anima che in fondo al mare.
Ora di cena. Era sempre un caos totale, la mensa a quell'ora, con tutti quei ragazzi che non facevano altro che parlare e muoversi e a volte litigare. La confusione era la nemica numero uno di Cathleen, ma non ci poteva fare niente: se voleva mangiare, doveva affrontare la folla. Si diresse a passo lento, senza nessuna fretta sebbene il suo stomaco brontolasse. Aveva saltato il pranzo, presa com'era dalle lezioni e dai suoi pensieri. Era inspiegabile come non riuscisse a sentire la fama quando era presa da altre cose. Era un po' come se la mettesse a tacere. Prima di andare a mensa, era andata in camera sua. Voleva cambiarsi e farsi una doccia, dato che la sua passeggiata quotidiana l'aveva spinta in un sentiero fangoso e si era sporcata tutta. Era preparata a tale eventualità, perciò aveva recuperato dall'armadio i jeans più vecchi che aveva e una maglietta che le stava larghissima. Era il suo costume "da battaglia". La passeggiate le aveva fatto bene, anche se avrebbe preferito qualcosa di più impegnativo, come una corsa o una partita a calcio. Le mancava lo sport e lì nessuno sembrava praticarne qualcuno. Probabilmente la maggior parte di loro era presa da altri problemi, come l'affrontare la propria natura o salvare il mondo. Non si era mai informata più di tanto sullo scontro tra Villains e Hunters. Sapeva la storia generale, ma non le interessava più di tanto. Non era arrivata ad Hunter Island per schierarsi da una parte o dall'altra; l'avevano spedita lì i suoi genitori, sperando che riuscisse ad aprirsi maggiormente con le altre persone.
Finita la doccia e vestitasi, si avviò in mensa, sperando di trovare posto in un tavolo non troppo affollato o lontano dai soliti gruppi che facevano sempre casino. Prese un vassoio e si mise in fila, aspettando il proprio turno con la solita calma che la contraddistingue.


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CAT_IMG Posted on 2/7/2011, 18:49
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DELILAH MIA WOOD
and it hurts remembering how it felt to shut down
Delilah si era seduta a chiaccherare con qualcuno ma non ce la faceva, il suo stomaco era così forte che a un certo punto la sua interlocutrice si era spaventata. "Ma che è sta cosa?" aveva detto- Delilah rispose imbarazzata « Ah, ehm... scusami, vado a prendere qualcosa da mangiare ». Si alzò e si diresse con calma verso i vassoi, prendendone uno e mettendosi in fila ad aspettare. Arrivato il proprio guardò un po' quello che c'era da mangiare e scegliendo nella sua testa "La lattuga la fanno da schifo, ho sentito dire che ci hanno trovato delle mosche. La carne non mi piace più di tanto, l'insalata di mais è troppo dolce, la pasta mi sembra troppo pesante e... ah, al diavolo!" si interruppe nella sua testa prendendo un po' di lattuga, di mais, di carne e di pasta. Si avviò dietro a una ragazza morra che a quanto sembrava stava cercando un posto tranquillo. A un certo punto inciampò in qualcosa che non aveva identificato, e le passò in mente un velocissimo flashback:
qualche settimana dopo aver iniziato la scuola, Delilah non sapeva ancora come muoversi e dove andare, era spaesata purtroppo non c'era nessuno che aveva conosciuto a Cork. Quindi non aveva amici e passava la maggiori parte del tempo da sola. Un giorno, mentre era a mensa, tornando al tavolo che aveva preso, uno in un posizione molto decentrata dalla sala, lo vide occupato, e quindi aveva intenzione di andarsene dall'altro lato, dato che ne aveva visto uno vuoto. Appena si voltò inciampò in qualcosa, e i metri che separavano il tavolo dietro di lei all'altro li fece tutti come sul punto di cadere, e alla fine rovesciò il contenuto del suo vassoio addosso a una ragazza, che la guardò male mentre gli altri ridevano, e lei non poté fare altro che mormorare le sue scuse abbassando gli occhi.
La stessa identica cosa stava avvenendo in quel momento, però stavolta andò un po' meglio, perchè riuscì a posare, seppur con un rumore molto forte, il vassoio su un tavolo prima che lo rovesciasse addosso a qualcuno, l'unico problema era che là stava andando a sedersi la mora che prima era davanti a lei, e poteva sembrare un gesto azzardato che implicava che quel posto fosse suo e di nessun altro. « Scusami, non è come sembra » cercò di dire con un sorriso più aperto e sincero possibile.

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zimona´
CAT_IMG Posted on 3/7/2011, 22:54




CATHLEEN EILEEN O'FLYNN
spesso ci sono più cose naufragate in fondo a un'anima che in fondo al mare.
Quella sera in menù non c'era niente che le andasse veramente, ma aveva fame perciò prese un po' di tutto. Sapeva già che avrebbe lasciato qualcosa sul piatto ma preferì prendersi delle buone porzioni e andare via con la pancia piena, che rimanere con la fame. Pose sul vassoio pasta, carne e insalata, oltre che alla solita bottiglietta d'acqua, e si girò a cercare qualche tavolo libero. Nessuno che conoscesse in vista, naturalmente. Non erano molte le persone con cui parlava ed era probabile che non fossero ancora arrivata o fossero seduto con qualcun'altro in un tavolo che non riusciva a vedere. Dopotutto, la mensa era grande ed era impossibile individuare facilmente qualcuno in particolare. Trovo un tavolo libero e vi si avvicinò. Era un po' triste vederla mangiare da sola ma a lei non importava più di tanto. Sarebbe rimasta a mensa per mezz'ora, più o meno, ed era rimasta da sola anche per più tempo. Non la spaventava la solitudine, anzi. Appoggiò il vassoio sul piano, stando attenta a non rovesciare la bottiglia, e spostò la sedia per sedersi comodamente. Non appena si mosse, piegando le gambe e chinandosi verso la sedia, sentì un rumore vicinissimo che la sorprese. Era il rumore di un vassoio sbattuto contro il tavolo e poiché la prese alla sprovvista, Cathleen cadde e finì seduta sul bordo della sedia. Tirò su lo sguardo in direzione della causa di tutto ciò. Era una ragazza, pressoché della sua età, forse un po' più piccola, con un viso tondo e dolce. Si stava scusando perché non era come sembra, sorridendo cordialmente. Cathleen non capiva quello che intendeva dire, anche perché non aveva immaginato niente che potesse portarla a scusarsi. Aggrottò le sopracciglia e scosse la testa leggermente.
« Non preoccuparti. » le disse, rispondendo al suo sorriso con una leggera stiratura di labbra. Non era una tipa da sorridere facilmente, ma non era cafona. Semplicemente, non ci riusciva. La guardò di nuovo. Probabilmente era inciampata e si era aggrappata alla prima cosa che aveva trovato. Guardandola meglio, cercò di immaginarsi chi fosse e come fosse. Non era sicura del perché, ma le sembrava come se loro due avessero qualcosa in comune, anche se apparentemente non potevano essere più diverse di come erano. Era una sensazione e basta.
« Mh, se vuoi... ti va di sederti? » le chiese gentilmente, stendendo un braccio in direzione della sedia più vicina, tra lei e la rossa. Non aveva mai invitato nessuno a farle compagnia, ma doveva pur smuoversi da quello stato di isolamento che si era creato intorno, come una bolla che la circondava. Forse era per via di quella sensazione, forse perché la ragazza aveva un viso gentile, non si sentì in imbarazzo e l'invito le uscì dalle labbra con molta leggerezza.


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CAT_IMG Posted on 4/7/2011, 12:39
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DELILAH MIA WOOD
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Delilah non era il tipo di ragazza che dopo una brutta figura riusciva a fare come se niente fosse successo, invece si imbarazzava ancora di più e quasi non riusciva a proferire parola, o balbettava. Tutto il contrario di quello che faceva Corinne, anzi lei non faceva mai una brutta figura, fosse una battuta detta al momento sbagliato o una caduta; ma niente di niente. Qualche volta si chiedeva se fosse un robot e le veniva la voglia di smontarla pezzo per pezzo.Non poteva passare per pazza a chiederlo ai suoi zii però, quindi si limitava ad osservarla e a caricarsi di odio nei confronti di quella ragazza perfetta, e i suoi genitori volevano che lei la imitasse. Ma che c'è di bello nella perfezione? Cioè, in fondo è solo una perdita di tempo, tutti hanno qualche difetto, ma purtroppo non aveva avuto il tempo di trovarlo in Corinne. Ah, quanto la odiava... ogni tanto si chiedeva come si sentisse lei a essere imitata da molta gente, non riusciva a trovarci però una risposta.
Tornando alla situazione, lei si trovava davanti a quella ragazza e non aveva la capacità di parlare perchè troppo imbarazzata, ci pensava il rossore sul viso a farlo al posto suo. « Oh, ehm... grazie. » ripose Delilah quasi sussurrando, spostò indietro la sedia e si sedette vicino alla ragazza, che sembrava silenziosa ma alla mano. « Ah, prima mi riferivo al fatto che, ehm, potevi pensare che magari io volessi questo posto e ho corso per arrivare prima di te, ed ecco, non vorrei passare per maleducata » chiarì la situazione di prima iniziando a mandare giù qualche filo di pasta. Si accorse poi di non sapere il nome della ragazza, e che forse anche viceversa. « A proposito di maleducazione, non mi sono presentata, scusami... io sono Delilah. » le disse con un sorriso timido stampato in faccia, alzando il viso a guardarla.


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CAT_IMG Posted on 6/7/2011, 00:20




CATHLEEN EILEEN O'FLYNN
spesso ci sono più cose naufragate in fondo a un'anima che in fondo al mare.
Era la prima volta che divideva il tavolo con qualcuno. A parte Artemis, chiaro, ma ormai era una cosa così naturale che nemmeno ci faceva più caso. Era riuscita a farsi un'amica e di per di più in nemmeno un anno. Era praticamente un miracolo! Non riusciva a spiegarsi come, ma aveva stretto un bellissimo rapporto con Artemis e finalmente era riuscita ad aprirsi del tutto con qualcuno che non fosse sua madre o suo padre. Che le facesse davvero bene quella scuola, come avevano sperato i suoi genitori? Non lo sapeva, ma se quelli erano i risultati, non poteva lamentarsi di certo. Insomma, guardatela ora: aveva invitato a sedersi una ragazza appena vista e, sebbene ci fosse un leggero imbarazzo da parte sua, non era una spiacevole situazione. La ragazza aveva accettato il suo invito e così si era seduta vicino a lei. Si capiva che era imbarazzata per via della figuraccia, anche se Cathleen non l'avrebbe definita tale: poteva succedere a tutti di star per cadere e reggersi alla prima cosa che si trovava! Era diventata rossa, di una tonalità che faceva pendant con i suoi capelli. Erano di un bel colore ramato che avrebbe fatto invidia a chiunque, soprattutto a chi di cognome faceva O'Flynn, cioè "discendente dai capelli rossi", e aveva una folta chioma bruna. La ragazza si sedette e le spiegò cosa si riferiva prima. Credeva che con quel gesto Cathleen avesse pensato che lei fosse maleducata, correndo per prendere prima di lei quel posto. Non era quello che aveva pensato, assolutamente, e di fatti si sbrigò a farglielo capire.
« Tranquilla, non l'ho pensato affatto! » le disse, muovendo la mano come a scacciar via una mosca. Quello che Cathleen aveva pensato era tutt'altro. La vide incominciare a mangiare, e lo stesso fece lei. Infilzò due pennette di pasta con la forchetta e le portò alla bocca, per poi masticarle piano. Non le era mai piaciuta troppo la pasta ma non poteva lamentarsi. Nonostante i cuochi non fossero italiani, la pasta aveva un buon sapore, forse accentuato dalla fame che aveva. Continuò a mangiare fino a quando la ragazza tornò a parlare. Si presentò: si chiamava Delilah. Mandò giù il boccone e allungò una mano verso di lei.
« Io sono Cathleen, piacere! » si presentò anche lei, restituendole un sorriso, timido quanto il suo.


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CAT_IMG Posted on 6/7/2011, 23:20
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DELILAH MIA WOOD
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Tra un po' di carne e una foglia di insalata, Delilah cercava un argomento di cui parlare perchè, all'improvviso, le idee sembravano come andate via in un battito d'ali. Era strano, perchè con altre persone sapeva sempre tirare fuori gli argomenti giusti e riusciva a tirare fuori una discussione. Adesso sembra che forse quello che è successo prima non abbia niente da dire. Da quanto sei così paranoica Delilah?
Ad ogni modo, dovrà parlare se non vuole fare la figura della scema davanti alla ragazza, che per fortuna le ha detto che non ci ha pensato nemmeno a un atto di maleducazione. Le porse la mano e le disse di chiamarsi Cathleen, davvero un bel nome, le piaceva. « Bel nome, posso chiamarti Cath però? » le chiese stringendole la mano con un sorriso. Adesso stava iniziando a esagerare, non la conosceva nemmeno da due minuti e già le cercava un diminutivo. Però credeva non le avesse dato fastidio, in fondo era solo un modo per avere una chiacchierata più confidenziale, a questo proposito non sapeva nemmeno che cosa chiedere. « Perchè ti stavi sedendo qui a mangiare da sola? » le chiese guardandola. Aveva una sensazione alla quale non sapeva dare un nome, le dispiaceva il fatto che stava isolata ed inoltre la sentiva più vicina di quanto non fosse.


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CAT_IMG Posted on 10/7/2011, 04:11




CATHLEEN EILEEN O'FLYNN
spesso ci sono più cose naufragate in fondo a un'anima che in fondo al mare.
Oltre al cognome, anche il suo nome non la rispecchiava affatto: Cathleen vuol dire pura, ed è un controsenso se si pensa al fatto che lei è un angelo impuro. Era uno strano caso del destino, sentirsi inadeguata persino a portare quel nome. Quando Delilah le disse che era un bel nome, non poté trattenere una leggera smorfia. Per ovvie ragioni non aveva mai amato particolarmente quel nome, ma doveva riconoscere che non era brutto. In più, non aveva mai preferito farsi chiamare in un altro modo, come spesso la gente pretende di fare quando odia o non le piace come si chiami. Era rimasto Cathleen, per tutti, che fossero i suoi genitori, o i professori a scuola, o gli occasionali conoscenti. Rimase per un attimo stranita alla richiesta di Dalilah nel chiamarla semplicemente Cath. Poteva sembrare timida, ma da quella domanda aveva capito che riusciva a comportarsi con la gente e a parlarle normalmente e senza difficoltà, a differenza sua. Ci pensò un attimo e poi scrollò le spalle.
« Perché no?! » le rispose, sorridendole. Stappò la bottiglietta d'acqua e bevve un sorso. Era la giusta occasione per sperimentare una nuova cosa. Se il suo nome non le era mai andato a genio, perché non modificarlo leggermente? Tornò alla pasta e infilzò altre pennette per portarle alla bocca e masticarle. Aveva più fame di quanto pensasse, probabilmente aumentata dopo il primo boccone. La fame vien mangiando, si dice. A lei che aveva già fama era aumentata. Si gustò quel primo piatto e poi sentì di nuovo la voce di Delilah. Le aveva chiesto come mai stesse da sola al tavolo. Non c'era domanda più facile a cui rispondere: perché non aveva nessuno con cui condividere il tavolo. Studiò il modo per dirlo senza risultare patetica o triste. Cathleen non si sentiva in nessuno dei due modi, in verità, ma le persone, o almeno, la maggior parte di esse, non riuscivano a capire come si sentiva. Forse era dovuto al fatto che è difficile capire la posizione di qualcuno che è diverso da te.
« Diciamo che le relazioni sociali non sono il mio forte. » le disse. Sorrise divertita e con un tono un po' da scusa. Solo allora si chiese se Delilah stesse aspettando qualcuno, magari, o aveva già in mente di sedersi ad un altro tavolo, prima che Cathleen la invitasse a sedersi con lei. « Stavi aspettando qualcuno, te? » le chiese, per curiosità e per assicurarsi di non averla quasi costretta a rimanere con lei.


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