♪alexandra alex dupréumana ¦ neutrale ¦ fashion victim¿ Una notte piuttosto movimentata, trascorsa sotto le coperte tra alcool, uno sconosciuto pescato in un lounge bar e tanto, tanto sesso; Alex c'era cascata di nuovo, e la mattina seguente quella caratteristica nausea momentanea fu solo segno del suo ennesimo errore.
Si svegliò, piuttosto stizzita e, notando ancora quel tipo biondino accanto a sé, dolcemente disteso sul cuscino di quell'albergo a quattro stelle, sperò davvero che fosse morto, o qualcosa del genere.
Odiava svegliarsi e trovare ancora le sue avventure accanto sé.
« HEY! ...Vestiti, poi va via. Ho da fare. »
Lo strattonò, per poi alzarsi dal letto - completamente nuda - e sparendo in bagno chiudendosi dietro la porta. Ebbe dunque modo di farsi una bella doccia, soffermarsi ancora su quelle dannate cicatrici provocate dalla stupidità del momento, e poi si diede una bella sistemata alla Alex Dupré. Era vero, infatti, che fosse ancora e, nonostante tutto, un'attrice emergente e le attrici emergenti non dovevano mai e poi mai dimenticare di curare il loro aspetto fisico sino all'esasperazione; Alex d'altro canto non aveva mai avuto bisogno di chissà quali attenzioni particolari ma vabeh, il suo narcicismo non aveva certo grandi limiti.
Uscì dal bagno e capì di essere finalmente sola. Tirò un sospiro di sollievo, per poi raccattare qualche vestito dal pavimento in legno e, presa anche una voluminosa borsa per ficcarvici dentro tutto ciò che occorresse a ciò che doveva fare, si apprestò poi a uscire dall'Hotel evitando gli sguardi indiscreti di chi avrebbe potuto riconoscerla.
Deludente ammettere che nessuno l'avesse riconosciuta.
« St. James, Hunter Island. »
Sorrise al receptionist rivolgendogli poi un occhiolino - probabilmente questo capì chi fosse ma evitò comunque di dare nell'occhio - e si diresse in fretta presso il battello annunciato sul suo biglietto, sperando davvero che i servizi offerti dalla compagnia marittima fossero ottimi come consigliati dallo stesso proprietario dell'Hotel. Quella mattina, infatti, sarebbe approdata nell'Isola sconosciuta, nel luogo più temuto e ammirato, allo stesso tempo, dagli abitanti di Harris; Alex personalmente non riusciva a comprendere il perché di tutto quel mistero, infondo aveva sentito parlare di un famoso manicomio per soggetti pericolosi ma la cosa non le pareva assai preoccupante.
Il battello finalmente si apprestò a levare la ancore e, dopo neppure un paio d'ore, fu già possibile scorgere in lontananza la tanto nominata isola su cui presto la ragazza avrebbe messo piede. Una volta approdata, non fu tanto difficile farsi indicare l'ubicazione del St. James e, anzi, gli abitanti di quell'isola parevano più spaventati o meravigliati dalla sua presenza che altro.
- Eccoci qua. -
Pensò, una volta raggiunta la grande struttura architettonica che pareva più un'antica chiesa che un grande istituto scolastico. Navate e archi imponenti, finestre in chiaro stile ottocentesco e chissà, magari doveva trattarsi proprio di una vecchia abbazia rimodernata, poi, a centro sociale per gli abitanti dell'isola. Il suo ingresso fu particolarmente traumatico, e non solo per la grande affluenza di studenti in quella che dovesse essere la sala di ritrovo o ingresso principale: tutti fissavano la giovane Alex Dupré come quando era a Hollywood, con l'unica differenza che, se nella mitica città del cinema ella veniva ammirata, al St. James pareva più che venisse squadrata, inquadrata, analizzata e bramata. Si sentiva sin troppo osservata, e alcune facce indiscrete addirittura la seguivano con lo sguardo, ben oltre la bacheca che annunciava il calendario delle lezioni.
Una timida e candida ragazza le domandò persino a quale gruppo sanguigno appartenesse, domanda a cui Alex rispose con un son più velenosa di una vipera, cara. Non ho sangue nelle vene ma acido, ahahahah ma che, con gran stupore, fu presa per buona e attirò l'attenzione della prima, che fissava ora Alex con occhi ammirevoli, divertiti e così strani da mandarla subito in panico.
- dove cazzo mi trovo... -
La testa parve girarle, non capiva più se tutto ciò che stesse vivendo fosse la realtà o un semplice incubo vissuto con occhi propri: ragazzi che facevano domande assurde, calendari che proponevano lezioni di magia, trasfigurazione - che? - e altro ancora. Che fosse finita proprio nel manicomio dell'isola e non se ne fosse accorta?
Cominciò a indietreggiare, per poi muoversi a gran passi in direzione dell'uscita, facendo ben attenzione a non incrociare lo sguardo di nessuno continuasse ancora a fissarla come fosse un mostro; stava cominciando ad aver paura, e Alex non era portata a provar paura senza cedere all'emozione.